L’Economist dedica il proprio editoriale in supporto di Kamala Harris a sottolineare i rischi collegati a una possibile vittoria del suo avversario. Provo a trare qualche spunto da questo testo per riflettere sulla politica in generale anche in Italia.
Uno dei presupposti sui si basa questa rubrica è che nei paesi dell’occidente libero (e in particolare in Italia) anche se vince l’alternativa peggiore, la democrazia e le istituzioni principali non sono messe in discussione. L’Italia è sopravvissuta a un partito anti-sistema al governo durante una fase delicata come la pandemia e oggi sotto la guida di un partito di estrema destra ha uno spread simile a quello del governo Draghi. Anche negli Stati Uniti, la presidenza Trump non ha portato la catastrofe che ci si poteva attendere.
Cosa potrebbe andare storto alle prossime elezioni USA?
Nell’editoriale con il quale l’Economist ha diffuso il proprio endorsement per Kamala Harris ha deciso di evidenziare alcuni rischi connessi alla possibile elezione del suo avversario che non andrebbero sottovalutati:
Assegnando a Trump il ruolo di leader del mondo libero, gli americani mettono a rischio l'economia, lo stato di diritto e la pace internazionale. Non possiamo quantificare la possibilità che qualcosa vada storto: nessuno può farlo. Ma crediamo che gli elettori che la minimizzano commettano un errore.
Come si è comportato Trump al governo?
Nel corso dell’ultima presidenza Trump, le principali conseguenze negative paventate in campagna elettorale, non si sono verificate. Anzi il suo governo è stato caratterizzato da una riduzione delle imposta e semplificazione normativa che ha contribuito a far crescere gli Stati Uniti più degli altri paesi sviluppati. In politica estera ha dato prova di forza, spostando il consenso verso una posizione di confronto con la Cina e indotto alcuni paesi della NATO ad aumentare le spese per la difesa. Anche quando Trump si è comportato in modo abominevole, fomentando un attacco al Campidoglio per cercare di impedire il passaggio di poteri il 6 gennaio 2021, le istituzioni americane hanno tenuto duro.
Cosa potrebbe andare storto questa volta?
Oggi i rischi sono maggiori. E questo perché le politiche di Trump sono peggiori, il mondo è più pericoloso e molte delle persone responsabili che in passato hanno arginato i suoi peggiori istinti nel corso del suo primo mandato sono state sostituite da veri fanatici , leccapiedi e imbroglioni.
I rischi di una politica più estremiste
Nel 2016 la piattaforma repubblicana era ancora in bilico tra il partito di Mitt Romney e quello di Trump. La versione odierna è più estrema, con
politiche protezionistiche che prevedono dazi del 20% su tutte le importazioni e fino al 500% sulle auto provenienti dal Messico;
deportazione di deportare milioni di immigrati irregolari, molti dei quali hanno un lavoro e figli americani
sgravi fiscali che potrebbero aggravare il deficit di bilancio che si trova già a un livello che di solito si vede solo durante le guerre o le recessioni,
Queste politiche inflazionistiche potrebbero creare un conflitto con la Federal Reserve. Rischierebbero di scatenare una guerra commerciale che finirebbe per impoverire l'America. La combinazione di inflazione, deficit fuori controllo e decadenza istituzionale potrebbero mettere in discussione la fiducia dei mercati nel dollaro e nel debito USA.
Il diverso equilibrio geopolitico mondiale
Un altra rilavante differenza rispetto al primo mandato risiede nella costatazione che 2017-21 era in gran parte in pace. Quando il prossimo presidente entrerà in carica, due guerre metteranno in pericolo la sicurezza dell'America. Le sue promesse disinvolte di portare la pace in Ucraina in un giorno e il suo aperto incoraggiamento alle offensive di Israele non sono rassicuranti.
Ancora peggiore è il suo disprezzo per le alleanze. Sebbene queste siano la più grande forza geopolitica dell'America, Trump le vede come truffe che permettono ai Paesi deboli di scroccare la sua potenza militare. Le minacce e gli sfarzi possono aiutare Trump a farcela, ma potrebbero anche distruggere la NATO. La Cina starà a guardare mentre valuta quanto essere aggressiva nei confronti di Taiwan. Gli alleati asiatici potrebbero pensare di non potersi più fidare del deterrente nucleare americano.
Il sostegno a Kamala Harris viene declinato in poche semplici righe
Kamala Harris può sembrare indecisa e insicura, tuttavia, ha abbandonato le idee più a sinistra dei Democratici e sta facendo una campagna vicino al centro, affiancata da Liz Cheney e altri esuli repubblicani. Alcune delle sue politiche sono peggiori di quelle del suo avversario, ad esempio la attitudine verso una maggiore regolamentazione e la tassazione della ricchezza. Alcune sono semplicemente meno negative, ad esempio sul commercio e sul deficit. Ma alcune, sul clima e sull'aborto, sono inequivocabilmente migliori. È difficile immaginare che la signora Harris sia un presidente straordinario, anche se le persone possono sorprendere. Ma non si può pensare che possa provocare una catastrofe.
Quali spunti possiamo trarre dalle considerazioni dell’ Economist?
ritorna il dubbio di fondo da cui è nata questa rubrica: se Trump è un candidato pessimo, perché non gli viene contrapposto qualcuno anche a malapena accettabile che possa vincere senza problemi?
quanto sono capaci le istituzioni delle democrazie moderne di proteggerci dalla tendenza delle democrazia contemporanee nel privilegiare i populisti peggiori?
quanto è utile andare a votare a fronte degli interrogativi precedenti?
Questa rubrica nasce per sollevare interrogativi più che suggerire risposte di comodo. Con riferimento alle prossime elezioni in USA e alle considerazioni da trarre anche rispetto alla politica italiana possiamo provare ad argomentare che:
il “voto con i piedi” va inteso come vigilanza continuativa sulla qualità e sulla tenuta delle istituzioni e rifiuto della limitazione di responsabilità derivante dal recarsi alle urne ogni tanto a votare il meno-peggio
i pesi e contrappesi delle democrazie moderne limitano i danni potenziali dell’operato di peggiori politici che l’insoddisfazione delle società più ricche e avanzate sembra favorire - la qualità e la manutenzione di queste istituzioni e un discorso a se stante di cui dovremmo preoccuparci tutti i giorni
se in Italia a volte il voto alle urne può apparire talvolta inutile, anche in virtù del “pilota automatico” garantito dall’adesione all’Unione Europea, questo non deve indurci ad distacco o a un pericoloso disinteresse per la politica - ma anzi dovrebbe portarci a votare tutti giorni per una società migliore
Il testa a testa tra Trump e la Harris ci conferma che nelle democrazie avanzate la qualità delle istituzioni è più importante del risultato di una singola elezione e per questo motivo dovremmo vigilare di continuo sulla preservazione del sistema dei pesi e dei contrappesi
Io #votoconipiedi è un podcast e una newsletter di provocazione e riflessione sulla politica italiana e non solo, che porta avanti la strana illusione che si possa fare politica anche senza votare o candidarsi, con effetti nel lungo periodo anche maggiori.