Per Chi dovrebbero votare i giovani?
Io #votoconipiedi è un podcast di provocazione e riflessione sulla politica italiana
Chi dovrebbero votare i giovani? Questa sembra una domanda sensata e fa tanto trasmissione Edutainment che finge di orientare e informare e invece si limita a riproporre le narrazioni più diffuse e abusate ad uso e consumo del committente di turno. Se avete ascoltato il primo episodio del podcast la risposta alla domanda dovrebbe essere scontata: i giovani dovrebbero applicare il #votoconipiedi nel senso più letterale del termine e fare armi e bagagli.
Se vi sembra un discorso disfattista e superficiale provate a riflettere su alcuni indicatori sotto gli occhi di tutti, ma di cui si sente poco parlare. Perché la borghesia più ricca ed istruita manda i suoi figli a studiare all’estero? Perché nelle città principali fioriscono le scuole internazionali? Perché quelli che fanno parte della casta, dell’1% più ricco e che, verosimilmente in un paese dalla struttura corporativa come il nostro non avrebbero problemi a inserire i propri rampolli, perché costoro preparano i propri figli a lasciare il paese o comunque a vivere carriere internazionali? Forse perché l’Italia non è un paese per giovani oggi e non lo sarà per parecchio tempo.
Ma lasciamo perdere le suggestioni e le sensazioni e proviamo a fare qualche ragionamento. Proviamo a guardare i programmi dei principali partiti e vediamo chi tratta meglio i nostri ragazzi? Anche questo fa molto servizio pubblico, ma sarebbe un disservizio: nel podcast precedente abbiamo chiarito che poco o niente di quello che è scritto nei programmi si realizzerà e che questi non valgono neanche come dichiarazioni d’intenti, perché poi si andrà al governo in condominio in modo che sia sempre merito di tutti e colpa di nessuno.
Per mera curiosità osserviamo che la parola giovane (o giovani) ricorre 30 volte nel programma del PD, 29 volte in quello del terzo polo e solo 8 volte nel centrodestra. Cosa ci dice questa misura? Niente. I media ci hanno abituato a veder passare indicatori numerici senza interrogarci sulla loro valenza e significato. Quindi quando vi lanciano un numero prima di prenderlo per buono chiedetevi se serve a qualcosa.
Nel programma della destra i giovani arrivano al quindicesimo punto su quindici e questo forse un’indicazione può darla sull’importanza attribuita a questa componente dell’elettorato (d’altronde se i giovani svegli continuano ad andarsene meglio investire sui pensionati, che non a caso assorbono il 45% della spesa pubblica e il 25% del PIL). Va detto che anche il punto 14 occupandosi di scuola e Università qualcosa con i giovani c’entra (anche se le priorità sembrano essere i docenti e la sicurezza degli edifici oltre alla formazione professionale a beneficio delle imprese hanno bisogno di lavoratori). Per correttezza si parla di giovani anche al punto 5 in tema di famiglia e al punto su impresa lavoro ed economia.
Come si distribuiscono le 29 ricorrenze del terzo polo? Beh, in apertura al punto 1 di tuto il programma si parla di zero tasse per i giovani che avviano nuove imprese, qualche cenno generico sul mezzogiorno più avanti (che ha la disoccupazione giovanile più alta) una manciata di incentivi sulla previdenza e la scuola e poi un capitolo ad hoc che si concentra su imprenditoria, formazione professionale e tirocini e competenze digitali. Poi 2 chicche finali: si parla di giovani anche nei capitoli sugli anziani, con un ricambio generazionale dove non si sa bene perché andrebbe incentivato il trasferimento dei giovani nelle aree montane e rurali a rischio spopolamento (e dopo aver letto questo ancora vi chiedete cosa votare?) e last but not least gita pagata a spese dello stato per gli under 25 che vogliono andare a visitare Roma. Che altro aggiungere?
Aggiungiamo la domanda storica: e allora il PD? Su 30 occorrenze della parola giovani per lo più abbiamo vaghe dichiarazioni di intenti disseminati un po' per tutto il programma e una maggiore attenzione della terza parte, di un programma diviso in tre parti in condominio con le donne altra minoranza per la quale ritagliare quote, che le riserve indiane pare non siano politically correct. C’è anche il paccheto “un paese per giovani” dove si azzerano i contributi per gli under 35 assunti a tempo indeterminato (che ci siano le condizioni per fare impesa e assumere sarà forse un dettaglio secondario) e un bel bonus affitti per chi ha ISEE inferiore a 20k. Dulcis in fundo, dote ai diciottenni di 10mila euro finanziata con imposta su successioni e donazioni sopra i 5m e, ça va sans dire, abbassamento dell’età per votare a 16 anni.
Cosa dovrebbero allora votare i giovani? Se ne avete voglia, leggete pure in dettaglio i programmi tanto come avete visto si tratta di attività che lascia il tempo che trova. Se volete un consiglio disinteressato, provate a fare una considerazione semplice: valutate quali ostacoli strutturali ci sono in questo paese alla piena realizzazione delle vostre aspirazioni e di quelle dei vostri coetanei e poi provate valutare se qualcuno dei partiti in campo potrebbe avere interesse, convenienza, consapevolezza e coraggio per metterci mano.
La mia risposta la conoscete già, vi offro di seguito qualche spunto per determinare la vostra.
Diciamo che un paese in cui vale la pena vivere per chi al momento studia o è all’inizio della propria carriera professionale è un posto dove ci sono adeguate opportunità di guadagnarsi da vivere e mantenere un tenore di vita dignitoso, possibilmente riuscendo a far crescere guadagni e tenore di vita nel tempo in base alla volontà e all’impegno del singolo. Ci concentriamo su questo perché altre cose importanti come la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani sono percepite con minore urgenza da chi si trova nella fascia di età che stiamo considerando.
Gli ostacoli alla piena realizzazione dei giovani sono molteplici derivano dalla legislazione, dalle istituzioni e finanche dalla cultura dominante del paese che in larga misura è gerontocratica e gerontofila, salvo fingere un po' di entusiasmo di maniera, excusatio non petita che abbiamo visto nei programmi dei partiti. Distilliamo da questa complessità 3 grossi problemi e proviamo a valutare che speranze ci sono di mettervi mano.
I tre problemi sono:
un sistema previdenziale sbilanciato che destina agli anziani risorse in misura maggiore rispetto a tutti gli altri paesi sviluppati caricando di oneri ingiusti ed eccessivi la popolazione più giovane e la fiscalità generale
un sistema giuridico e istituzionale, che non favorisce l’attività di impresa e men che meno l’affermazione del merito individuale e scoraggio l’innovazione promuovendo per quanto possibile il mantenimento dello status quo
un sistema educativo, universitario e una pubblica amministrazione che sono articolati in funzione e nell’interesse dei lavoratori che impiegano a discapito degli studenti e dei cittadini che dovrebbero servire
Che c’entra la previdenza con i giovani e perché compare al primo punto? Nelle note al podcast troverete i like e se ci sarà un libro potrete vedere i grafici. Tra il 1995 e il 2020 la spesa pubblica per protezione sociale (che va quasi tutta in pensioni) è passata da poco meno del 35% a quasi il 45% del totale della spesa e dal 18% al 25% del PIL. Tutte le altre voci sono rimaste pressoché invariate a parte la sanità che è cresciuta di poco dal 5 all’ 8% del PIL e i Servizi Generali caduti dal 15 all’8% del PIL.
Perché pagare tante pensioni o spendere tanto per gli anziani danneggia i giovani? Per due motivi. In primo luogo una parte di queste risorse potrebbe essere impiegato per promuovere la crescita economica e l’innovazione e/o per ridurre gli oneri che gravano sulle imprese e sui cittadini limitando la possibilità delle prime di investire e dei secondi di consumare e risparmiare. In secondo luogo occorre considerare che i contributi attualmente raccolti tra le persone che lavorano oggi non sono sufficienti a pagare le pensioni erogate quest’anno.
Guardando all’ultimo bilancio disponibile sul sito dell’INPS a fronte di circa 360 miliardi di prestazioni erogate, 216 miliardi derivano dalla raccolta di contributi dei lavoratori e circa 145 da trasferimenti della fiscalità generale.
Dunque, a chi lavora oggi viene detto che percepirà una pensione proporzionale ai contributi versati, ma i contributi che versa vengono usati per pagare trattamenti molto più generosi a chi è in pensione oggi e non sono sufficienti a coprire l’esborso perché per oltre un terzo occorre attingere alle imposte.
Ora a prescindere dalle considerazioni di welfare e tenuto conto del trattamento iniquo che privilegia le generazioni passate a sfavore di quelle più giovani è di tutta evidenza che la struttura del sistema previdenziale e la spesa per pensioni costituisce un macigno che potenzialmente riduce investimenti, innovazione, crescita e in ultima analisi possibilità per i giovani di esprimere il proprio potenziale.
Il secondo problema è costituito dalla riagita normativa e burocratica che limita fortemente la possibilità tanto di premiare chi lavora bene, nel pubblico e nel privato, quanto di punire o penalizzare chi lavora male. Le complessità e gli oneri a carico di chi vuole investire, innovare o creare nuove imprese rendono il sistema meno dinamico e creano posizioni privilegiate per chi è già dentro a sfavore di chi deve entrare. Dunque un sistema di questo genere è particolarmente penalizzante per chi è più giovane e all’inizio della carriere e fa il paio con la considerazione fatta all’inizio sui ceti più istruiti e abbienti che mandano i figli all’estero.
Terzo ma non per importanza, se scuola, università e in generale pubblica amministrazione sono pensati e gestiti per fare gli interessi di chi ci lavora e non di chi dovrebbe utilizzarne i servizi è di tutta evidenza che lo svantaggio maggiore ricadrà sui più giovani che ricevono servizi di qualità quantomeno variabile e sostengono i costi dell’apparato.
Per concludere, chi dovrebbero votare i giovani? Io un’idea ce l’ho, voi fatevi pure la vostra. Nel prendere la decisione tenete presente che
Le opportunità di lavoro, crescita e libera espressione del proprio potenziale dipendono da quanto cresce l’economia del nostro paese e da quanto è possibile investire, innovare e premiare lavoratori e fornitori più capaci, ma anche da quanto è possibile licenziare, cambiare fornitore, modificare velocemente la propria struttura.
Gli ostacoli principali sono al momento costituiti da un sistema previdenziale ingiusto che continua a trasferire risorse tra generazioni, da rigidità e burocrazia che limitano la possibilità di crescere e di innovare e da un sistema scolastico, universitario e da una pubblica amministrazione autoreferenziali.
Considerando che gli anziani, i dipendenti pubblici e privati e tutti i soggetti che otteggono vantaggi dal sistema che penalizza i giovani votano secondo voi c’è qualche partito che ha interessa a cambiare la situazione? Lacsio a voi la risposta, io #votoconipiedi
Io #votoconipiedi è un podcast di provocazione e riflessione sulla politica italiana, potrebbe diventare un istant book da leggere prima del prossimo 25 settembre se ricevo riscontri positivi. Nel frattempo vi ricordo newsletter, podcast e libro de la Finanza in Soldoni, che spiega in modo semplice la finanza, trovate tutti i riferimenti sul mio blog massimofamularo.com