Trump ha vinto e le sofisticate analisi col senno di poi si sprecano. Qui provo a fare qualche ragionamento sul populismo nelle democrazie avanzate, la decadenza delle élite e gli spunti di riflessione per la politica italiana
Perché Trump ha vinto? Come interpretare questo risultato?
Lascio ad altri sofisticate valutazioni e interpretazioni. Mi limito ad osservare come demagogia e populismo giochino un ruolo importante nel determinare i risultati delle elezioni delle economie avanzate. A questo va aggiunto che, nelle situazioni difficili, quando l’economia è in recessione o vengono rimessi in discussioni gli equilibri internazionali, l’influenza di questa “comunicazione semplificata”, che offre soluzioni semplici a problemi complessi, tende a privilegiare i partiti estremisti: in una gara a chi fa più rumore, un approccio credibile e riflessivo è un handicap.
Con riferimento ai rischi associati a un secondo governo Trump, nello scorso episodio avevo parlato di un possibile conflitto interno con la banca centrale, legato a prolifiche fiscali espansive con effetti inflazionistici e a possibili conflitti esterni derivanti dall’imposizione di dazi, con conseguenti ritorsioni commerciali e a un minore coinvolgimento nei conflitti in corso in Ucraine e nel Medioriente.
Cha altro possiamo aggiungere?
Come riflessione di carattere generale, utile anche per l’Europa e l’Italia, possiamo osservare che l’elettorato delle democrazie moderne sembrano generalmente diviso in due segmenti:
un elettorato più progressista, tipicamente concentrato nelle grandi aree urbane, che vede l’innovazione e gli scambi internazionali come un’opportunità
uno più conservatore, diffuso al di fuori delle grandi città, che vede l’immigrazione come una minaccia e sembra favorire un atteggiamento protezionista da parte dello stato
ll secondo segmento appare più numeroso e di fatto determinante per l’esito delle elezioni.
Un altro elemento da considerare è che l’elettorato progressista di recente appare deluso dai partiti che lo hanno storicamente rappresentato e dimostra insofferenza nei confronti degli gli eccessi “Woke” su tematiche di genere, diritti civili e immigrazione e percepisce la classe dirigente dei partiti come distaccata dalle reali esigenze di ampie fasce della popolazione, specie quella che si sente minacciata dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione.
Oltre a questi questi punti di carattere generale quali considerazioni possiamo fare per la politica Italiana?
In Italia la delusione nei confronti della classe politica è particolarmente forte tra i moderati di quello che con termine fuorviante si potrebbe definire centro. Delusione dal partito democratico che a guida Schlein tende verso posizioni di sinistra e vagheggia di “campo largo” flirtando con il movimento 5 stelle, deluso dallo schieramento opposto che sotto la guida di Giorgia Meloni indulge sulla retorica nazionalista.
I partitini qualificati a vario titolo come liberali da Più Europa ad Azione passando per Italia Viva hanno cercato di intercettare questa insoddisfazione e sul piano elettorale avrebbero potuto anche capitalizzarla se la voglia di protagonismo di Renzi e Calenda non avesse portato questo blocco a disgregarsi.
Quali lezioni allora dalla politica USA per la politica Italiana?
La vittoria di Trump ha combinato il presidio dell’elettorato storico conservatore con la capacità di intercettare anche l’insoddisfazione di molti elettori democratici. In Italia è molto difficile immaginare qualcosa del genere perché le basi storiche dei due schieramenti appaiono particolarmente resilienti e non contendibili.
La partita si gioca in larga misure tra chi sceglie di non votare (e costituisce il target di riferimento di IoVotoConIpiedi) e tra i moderati che si collocano in quella sorta di “non luogo” che viene impropriamente chiamato centro.
In questo spazio si segnala il tentativo di Luigi Marattin di raccattare i cocci delle scaramucce tra il suo ex capo e Calenda e il nuovo partito politico che Michele Boldrin e Alberto Forchielli stanno cercando di far nascere con l’associazione Drin Drin. A titolo personale osservo con curiosità la prima iniziativa e ho deciso di aderire alla seconda. A questo proposito ritengo che sia fondamentale intendersi sulla definizione di Centro in politica:
Se il centro è equidistanza opportunistica dagli estremismi di destra e di sinistra, siamo ancora al meno peggio che non ci porterà lontano (su questo Marattin deve convincere quelli come me se punta al nostro voto) si fa un passo avanti rispetto all’ottusa faziosità che caratterizza le basi dei due schieramenti più grandi, ma anche due indietro rispetto alle politiche necessarie per fermare il declino del paese
Se il centro è inteso come alternativa pragmatica volta a perseguire l’interesse della fascia di popolazione che produce e tiene in piedi questo paese (questo io vedo al momento nella scommessa Drin Drin), come rifiuto delle categorie ideologiche di destra e sinistra, che nella loro accezione tradizionale sono ormai desuete (molti operai votano lega e gli imprenditori più ricchi PD) allora potremmo considerare di tornare votare alle urne
Provando a tirare le fila:
Il partito che sembra meglio posizionato per fare tesoro della lezione americana di Trump è probabilmente quello di Giorgia Meloni che è partita dall’estrema destra, ha atteso con pazienza l’autolesionismo di alleati e avversari e oggi con politiche più moderate di quelle sbandierate in campagna elettorale riesce a intercettare diversi moderati “di bocca buona”
Una buona parte della sinistra italiana, moderata ed estrema continua ritenersi moralmente superiore e che per vincere serva più stato, più spesa e storytelling woke e avrà bisogno di una batosta elettorale come quella appena presa dai democratici per ricredersi
Renzi e Calenda sembrano avere ben chiaro il tesoretto di quegli elettori di centro che per ideologia non voteranno mai a destra e mal digeriscono l’orientamento preso dal PD e cercheranno come hanno sempre fatto di individuare la soluzione che massimizza il loro interesse individuale
Nel non luogo chiamato centro vedremo se Marattin saprà convincerci di avere un progetto credibile di lungo periodo, mentre Forchielli e Boldrin il progetto ce l’hanno, resta da vedere se gli italiani ai quali vogliono dare rappresentanza si decidono ad andargli dietro, io nel mio piccolo cercherò di dargli una mano
Io #votoconipiedi è un podcast e una newsletter di provocazione e riflessione sulla politica italiana e non solo, che porta avanti la strana illusione che si possa fare politica anche senza votare o candidarsi, con effetti nel lungo periodo anche maggiori.